Sul collasso Collasso di Jared Diamond

Non c’è stato nemmeno il tempo di rientrare dalle vacanze estive che già ci si pente di abitare ancora in questo paese: l’IVA (una delle imposte più odiose poiché colpisce tutti i consumatori ma solo i meno scaltri degli imprenditori) aumenta, il rating cala e lo spauracchio del tracollo è dietro l’angolo. Secondo le leggi implacabili dell’economia politica dovremo ‘prenderci le responsabilità’ del pauroso debito pubblico malamente gestito da coloro che ci governano (frattanto giunto al 120% del PIL). Conoscendo l’italica stirpe, non si può non pronosticare un imminente collasso.

Ma è bene distoglierci da una prospettiva angustamente economica e adottare una visione più ampia, che trascenda i meri dati pecuniari e valichi i confini geopolitici della penisola. Collasso (Einaudi 2007) è un saggio scritto da Jared Diamond nel 2004, in tempi non sospetti (ma c’era forse bisogno di aspettare il 2008 per scorgere le magagne del sistema economico-politico imperante?). Come si evince dal promettente sottotitolo – “Come le società scelgono di morire o vivere” – Diamond intende illustrare i motivi per cui una società pur fiorente possa entrare irreversibilmente in crisi, giungendo al crollo e dunque all’estinzione.

Attraverso un’indagine storica che occupa gran parte del libro e che analizza varie civiltà scomparse, Diamond elenca le otto pratiche che hanno messo a rischio le società: «deforestazione e distruzione dell’habitat, gestione sbagliata del suolo (con conseguente erosione, salinizzazione e perdita di fertilità), cattiva gestione delle risorse idriche, eccesso di caccia, eccesso di pesca, introduzione di specie nuove, crescita della popolazione umana e aumento dell’impatto sul territorio di ogni singolo individuo». Motivi ambientali principalmente, ma non per questo non politici, visto che la gestione delle risorse è l’ambito principale in cui l’attività politica, nel bene e nel male, si esplica. Oltre ai suddetti problemi, oggi se ne aggiungono altri quattro: «cambiamenti climatici dovuti a intervento umano, accumulo di sostanze chimiche tossiche nell’ambiente, carenza di risorse energetiche ed esaurimento della capacità fotosintetica della Terra».

Dopo averle elencate, Diamond profetizzava che «la maggior parte di queste dodici minacce raggiungerà uno stadio critico, a livello planetario, entro i prossimi decenni: non ci resta che risolvere questi problemi prima di allora, se non vogliamo che i loro effetti si facciano sentire non soltanto sulla Somalia, ma anche sui paesi del Primo Mondo»; ancora più incisivamente, rimarcava che «oggi la gran parte di noi occidentali può permettersi di condurre un’esistenza piena di sprechi. Ma in questo modo dimentichiamo che le nostre condizioni sono soggette a fluttuazioni e che potremmo non essere in grado di anticipare quando il vento cambierà. A quel punto saremo ormai troppo abituati a uno stile di vita dispendioso, per cui le uniche vie d’uscita potranno essere una drastica riduzione del nostro tenore di vita o la bancarotta». L’oggi è già diventato ieri; a posteriori faremmo bene a chiederci se la crisi intercorsa nel frattempo non sia la diretta conseguenza di un’economia consumistica, bulimica, insostenibile e irriguardosa nei confronti dell’ambiente e delle risorse esauribili – il tutto con un avallo politico entusiastico e costante.

Moai dell'isola di Pasqua

Di chi è la colpa? Non è semplice dirlo. Ovviamente gran parte dei danni dipende da un’élite ingorda, avida di privilegi e incurante delle conseguenze della ‘politica’ propugnata: specie nelle società antiche, essa si contrapponeva direttamente a una massa di contadini malnutriti, la vera forza lavoro della società (a tal proposito ci ricorda Diamond che «i non-agricoltori sono a tutti gli effetti parassiti dei contadini»…). Oggi le società sono più complesse, ma i crismi delle élite che conducono al collasso le proprie società sono sempre gli stessi: «mire personali e a breve termine, quali arricchirsi, intraprendere campagne militari, costruire monumenti, rivaleggiare con le altre élite e sottrarre ai contadini cibo sufficiente per poter sostenere tutte queste attività» – cose che oggi, in un’epoca più informata e informatizzata, possiamo vedere quotidianamente… Eppure l’élite economica e politica, da sola, potrebbe non essere sufficiente a decidere le sorti della società: per Diamond, infatti, sono «gli stessi consumatori e l’opinione pubblica i primi responsabili del comportamento dannoso delle imprese». Le masse, infatti, troppo spesso inseguono uno stile di vita insostenibile, sopportando e supportando le prevaricazioni, chiudendo gli occhi davanti ai problemi o non accorgendosi che esistono.

Tutto è perduto? Non saprei. Diamond, sette anni fa, individuava ancora almeno due ‘strade per la vittoria’ (una che parte dal basso, dai cittadini verso il bene comune, e una dall’alto – laddove esistano leader illuminati…). Forse oggi ormai è troppo tardi per tentare di invertire la rotta. «Nel corso della storia, l’azione o l’inazione di re, capi e uomini politici troppo concentrati sui loro privilegi hanno quasi sempre portato a disastri». Conoscendo i nostri capoccia, faremmo bene a capire che il futuro non troppo remoto dell’Italia è il presente della Grecia: riduzioni di stipendi e pensioni del 30%, stipendi minimi di 600 €, aumenti del 100% per i carburanti e del 50% per elettricità e riscaldamento, balzelli per poter sporgere denuncia (150 €), nuove tasse sulle abitazioni (fino a 16 € al mq) e via enumerando.

(Recensione anarchica pubblicata nel numero 310 di Sicilia Libertaria).

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