#libri2021 Tutti i libri che ho letto nel 2021

1. La notte dell’oracolo (Paul Auster, 2003)
Uno scrittore newyorchese trentaquattrenne si sta riprendendo da un lungo ricovero. Compra un taccuino in una cartoleria gestita da un cinese, comincia a scrivere una storia claustrofobica, ha scazzi con la moglie, il suo migliore amico si ammala e forse si scopava sua moglie, scrive una sceneggiatura fantascientifica, la moglie è incinta, la cartoleria sparisce, il cinese lo porta a puttane, gli rubano in casa. Alla fine il figlio dell’amico-rivale ormai morto picchia e fa abortire sua moglie.

2. La strada (Cormac McCarthy, 2006)
Un sopravvissuto a una catastrofe globale vaga per le strade assieme a suo figlio. Ogni giorno e ogni notte devono stare attenti a non farsi ammazzare dagli altri pochi superstiti diventati cannibali per fame: mangiano lattine di cibo spesso avariato trovate qua e là, passano lunghi giorni senza mangiare, dormono al freddo e al gelo, rischiano la vita continuamente. Talvolta trovano cibo, talaltra affrontano ladri e assassini. Alla fine arrivano al mare (grigio per la cenere) ma il padre muore.

3. Sposarsi 1 (August Strindberg, 1884)
Uno scrittore svedese dell’ottocento darwinista, femminista (per i tempi, e a modo suo) e un po’ misogino (per via della moglie) scrive una dozzina di racconti sullo sposarsi, in cui ogni matrimonio va a finire male se non vengono seguite le direttive della natura – l’uomo a lavorare, la donna a casa a badare ai figli. Se la prende con la cultura, la scuola, la società classista e con Ibsen per Casa di bambola. Alla fine viene processato per blasfemia perché scrive che l’eucarestia è una farsa.

4. Il cigno nero (Nassim Nicholas Taleb, 2007)
Un filosofo e trader libanese si rende conto che nella modernità ci sono un sacco di eventi imprevedibili – come la guerra civile in Libano che l’ha fatto scappare negli Stati Uniti – che contraddicono la mediocrità della curva gaussiana, e li chiama “cigni neri”. Mette in evidenza le nostre fallacie, cecità e bias e sputtana gli economisti, gli statistici, i suoi colleghi della finanza e pure i filosofi tranne Popper. Alla fine l’incertezza dello scrivere gli dà la certezza del pane quotidiano.

5. Il diritto all’ozio (Paul Lafargue, 1883)
Un socialista francese che ha sposato la figlia di Marx si rende conto con orrore che gli operai hanno cominciato ad amare e reclamare il lavoro. Se la prende con la morale capitalistica che ha pervertito perfino i proletari ed esorta i lavoratori a non competere con le macchine ché tanto è una guerra persa. Sogna una giornata lavorativa di tre ore per tutti e fa l’elogio dell’ozio rimpiangendo i bei tempi dei Greci. Alla fine si ammazza assieme alla moglie prima di arrivare ai settant’anni.

6. La morte del padre (Karl Ove Knausgård, 2009)
Un aspirante scrittore norvegese trentanovenne col mito di Proust è frustrato dalla sua misera vita e sopraffatto dai tre figli piccoli. Comincia a rievocare la sua infanzia e l’adolescenza sfigata tra capodanni con birra a fiumi, suonate scoglionate e rapporti glaciali con suo padre. Poi ripercorre la vicenda misteriosa della morte del padre alcolizzato, depresso e accumulatore compulsivo di immondizia. Alla fine scrive prolissamente e dettagliatamente di tutto ciò e diventa finalmente famoso.

7. Mea culpa (Louis-Ferdinand Céline, 1936)
Uno scrittore francese un po’ controverso va in URSS per ritirare i soldi dei diritti d’autore. Si rende conto che il comunismo non è quell’utopia che dice di essere. Se la prende con la borghesia tirannica; con le macchine, che non hanno mai liberato nessun poveraccio; con padroni e operai, due facce della stessa medaglia; con polizia, politici, proletari e con l’umanità intera, merdosa e avida. Alla fine la sua memoria viene dannata in Russia per anticomunismo, in Europa per antisemitismo.

8. Perché scrivere (Zadie Smith, 2011)
Una scrittrice londinese che a venticinque anni ha pubblicato un bestseller viene invitata a tenere una conferenza in Italia per parlare dei motivi per scrivere. Dice che scrivere è assurdo e ridicolo, che lo scrittore è pieno di dubbi e comunque è un egoista in cerca di fama (ma questa la prende da Orwell). Auspica bellezza e cura nella scrittura come fosse artigianato. Alla fine avverte l’aspirante scrittore dell’eventualità tragicomica di non vendere una sola copia nonostante la bravura.

9. Come ordinare una biblioteca (Roberto Calasso, 2020)
Uno scrittore ed editore italiano si chiede quale sia il modo migliore per ordinare i libri nella libreria, che lui chiama modestamente “biblioteca”. Caldeggia la regola del buon vicino e mette accanto libri di autori che in vita si sarebbero scannati. Poi ci informa che tiene i libri avvolti nella carta velina, per celarli alla vista dei visitatori indiscreti; e che possiede volumi più unici che rari; e che scrive a penna stilografica. Alla fine si autopubblica nella sua stessa casa editrice.

10. Rischiare grosso (Nassim Nicholas Taleb, 2017)
Un filosofo e matematico americano di origine libanese scrive il suo ultimo volume sulla saga dell’incertezza. Esalta il rischio e se la prende con gli stupidi che non vogliono rischiare, con gli intellettuali che sono stupidi, con tutti gli psicologi comportamentali, coi politici, coi musulmani non sciiti, con gli accademici, coi ristoratori stellati e con tanti altri. Sostiene il primato dell’azione sul pensiero pseudorazionale; alla fine svela di essere cristiano e si rivela pure trumpiano.

11. Il fantasma esce di scena (Philip Roth, 2007)
Uno scrittore ebreo americano settantunenne torna a New York dopo undici anni di vita isolato in campagna per un intervento contro l’incontinenza. Prima incontra la vecchia amante del suo maestro di scrittura; poi s’imbatte in una coppia di scrittori con cui vuole fare scambio di casa ma si innamora perdutamente della giovane scrittrice (senza neanche poterla scopare); infine viene perseguitato da un aspirante biografo del suddetto maestro. Alla fine manda tutti a fanculo e torna in campagna.

12. Numero zero (Umberto Eco, 2015)
Uno scrittorucolo fallito italiano cinquantenne viene assunto nella redazione di un giornale che non verrà mai pubblicato, ed è l’unico a saperlo. Il suo capo vuole che al contempo gli scriva un libro su quello che stanno combinando. Passa le sue giornate in riunioni coi colleghi: s’innamora della giovane collega autistica e si sorbisce il collega complottista che sostiene che Mussolini non è stato ucciso. Alla fine ammazzano questo collega e lui scappa da Milano con la collega ora fidanzata.

13. Sposarsi 2 (August Strindberg, 1886)
Uno scrittore svedese dell’ottocento processato per una raccolta di racconti ritenuta blasfema vince la causa ma comincia a essere in crisi con la moglie. Così scrive altri diciotto racconti in cui la donna è sempre causa dei mali del marito, o perché del tutto priva di empatia o perché la società le accorda una posizione di supremazia economica nel matrimonio. Per sembrare più moderno ci mette dentro anche un racconto in cui non condanna del tutto l’omosessualità. Alla fine la moglie lo lascia.

14. Psicopolitica (Byung-chul Han, 2014)
Un filosofo coreano ma ormai tedesco si rende conto che il marxismo è superato perché al giorno d’oggi servo e padrone sono la stessa cosa, anzi la stessa persona. Impreca contro il neoliberalismo che ci ha resi schiavi di noi stessi, contro i social media e gli smartphone che ci controllano, contro i politici che ci rendono docili e dipendenti. Ci mette in guardia dai like e dai clic che in cambio di effimero piacere ci fanno perdere la libertà. Alla fine fa l’elogio del filosofo come idiota.

15. Un uomo innamorato (Karl Ove Knausgård, 2009)
Uno scrittore norvegese quarantenne divenuto famoso con un libro in cui si autosputtana ci prende gusto e scrive un altro volume di minuziose memorie. Rimembra fin troppo dettagliatamente di quando lascia la moglie e si trasferisce in Svezia: lì s’innamora di una poetessa psicolabile che dapprima non lo ricambia, per cui da ubriaco si tagliuzza la faccia per farsi notare, ma poi ricambia e ci fa tre figli, esaurendosi per trovare il tempo per scrivere. Alla fine scrive cinque pagine ogni giorno.

16. L’integrazione (Luciano Bianciardi, 1960)
Un trentenne toscano di provincia si trasferisce a Milano, dove viene assunto in una casa editrice nascente. Ogni giorno al lavoro deve sorbirsi riunioni per tirare fuori idee e per decidere come mettere le virgolette; in città deve destreggiarsi tra il poco spazio riservato ai pedoni, i tram assassini e la folla che spinge; nel frattempo nei fine settimana si scopa una tipa romana, ma viene licenziato. Alla fine per integrarsi trova lavoro in un altro editore e si sposa con una tizia anonima.

17. Antifragile (Nassim Nicholas Taleb, 2012)
Un filosofo e statistico libanese ormai americano (ma lui preferisce “levantino”) si rende conto che non c’è una parola che indica il contrario di fragile, così la inventa lui e ci scrive un libro intero. Se la prende con gli interventisti di ogni tipo, dai politici agli accademici ai medici, e coi fragilisti; elogia tutto ciò che non ci distrugge perché ci rafforza e impreca contro i radical chic. Alla fine dà consigli su come e cosa mangiare – carne (tanta), vino rosso e digiuno ogni tanto.

18. Mussolini ha fatto anche cose buone (Francesco Filippi, 2019)
Uno storico italiano quarantenne si chiede se Mussolini abbia fatto cose buone, dato che ne sente tanto parlare in giro. Parte dalle cose più risapute tipo le bonifiche e le pensioni, e va a cercarsi le leggi dell’epoca per accorgersi che erano iniziative precedenti a Mussolini che anzi le trasformò in sistemi clientelari. Continua con la storia del duce condottiero e femminista ma scopre che era solo un femminaro mascelluto. Alla fine scrive un libro che viene comprato da nostalgici analfabeti.

19. Nelle tempeste d’acciaio (Ernst Jünger, 1920)
Un tedesco diciannovenne si arruola volontario per la prima guerra mondiale. Dopo pochi mesi viene ferito e ne approfitta per fare un corso per diventare tenente. Torna in trincea, vede i suoi compagni morire come mosche, incontra suo fratello combinato male, viene ferito nuovamente, si riprende, vince una croce di ferro, torna al fronte, vede morire inglesi ma anche tedeschi e talvolta ammazza anche lui, finché non viene ferito ancor più gravemente. Alla fine si becca la massima onorificenza.

20. Trattato del ribelle (Ernst Jünger, 1951)
Un filosofo tedesco di mezza età…

21. Quando la casa brucia (Giorgio Agamben, 2020)

22. Teoria della canzone (Manlio Sgalambro, 1997)

23. Contro la musica (Manlio Sgalambro, 1994)

24. A colpi d’ascia (Thomas Bernhard, 1984)
Uno scrittore viennese cinquantenne viene invitato a una cena artistica da ex amici che non vede da vent’anni…

25. Inferno (August Strindberg, 1897)

26. Giocati dal caso (Nassim Nicholas Taleb, 2001)

27. Il letto di Procuste (Nassim Nicholas Taleb, 2010)

28. Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci (Oriana Fallaci, 2004)

29. Principianti (Raymond Carver, 2009)

30. Non morire (Anne Boyer, 2019)
Una poetessa americana quarantenne scopre di avere un tumore al seno…

31. Il silenzio (Don DeLillo, 2020)
Una coppia di turisti americani…

32. Nemesi (Philip Roth, 2010)

33. Il grande libro della scrittura (Marco Franzoso, 2020)
Uno scrittore italiano semisconosciuto intuisce che anziché scrivere libri è meglio insegnare a scrivere libri, e lo fa scrivendo un libro. Parla dei tre atti, di taccuini, di narratori e delle solite cose; cita Proust ma ancor più Modiano; incita a scrivere e riscrivere cambiando tempi verbali per vedere l’effetto che fa. Ci rifila pure la storia di suo figlio quasi morto per colpa della sua ex fricchettona. Alla fine dà i suoi consigli uno per pagina, così riesce a riempire settecento pagine.

34. L’isola dell’infanzia (Karl Ove Knausgård, 2009)
Uno scrittore norvegese quarantenne rievoca l’infanzia e gli anni delle scuole elementari. Ricorda tutti i pianti che s’è fatto, buona parte a causa del padre-padrone – ma a volte ci si mette anche la madre che lo manda in piscina con una cuffia da femmina. Rimembra i compiti, i giornaletti porno, le prime fidanzatine e i bulletti che lo tormentano. Ricostruisce dettagliatamente le minchiate che faceva e il timore costante della punizione paterna. Alla fine odia ancora ferocemente il padre.

35. Diario di un fallito (Ėduard Limonov, 1982)
Un aspirante scrittore russo trentacinquenne va a stare a New York. Mena vita grama, sopravvive col sussidio statale, passa vari giorni senza mangiare; scopa con chi gli capita, maschi o femmine, ma soprattutto con la governante di un miliardario alla quale può spillare qualche soldo o un pranzo. Sogna rivoluzioni, omicidi, fama e gloria; gira con un coltello in tasca e gli manca il corpo della sua bellissima ex moglie. Alla fine la governante lo lascia e lui diventa il maggiordomo del riccone.

36. Vite che non sono la mia (Emmanuel Carrère, 2009)
Uno scrittore francese non ancora cinquantenne si trova in vacanza nello Sri Lanka mentre viene colpito dallo tsunami. Aiuta una coppia a cui è morta la figlia di quattro anni; nel frattempo la sorella della sua compagna si (ri)ammala di cancro. Dopo pochi mesi al funerale della cognata conosce un giudice collega di lei che lo riconosce e gli dice che dovrebbe scriverne un libro. Lo incontra spesso e si fa raccontare varie storielle di tribunali e tumori. Alla fine dopo tre anni ne fa un libro.

37. Le certezze del dubbio (Goliarda Sapienza, 1987)
Una scrittrice catanese cinquantaseienne appena uscita dal carcere di Rebibbia incontra una giovane ex compagna di cella al tribunale. Fa finta di non vederla ma poi la saluta e si promettono di rivedersi. Cominciano a frequentarsi, vanno in giro assieme, hanno un rapporto madre-figlia a tratti incestuoso, passano folli serate al femminile tra ex detenute, bevono whisky in ogni bar, incontrano compagni brigatisti. Alla fine la giovane amica drogata si fidanza e va a finire di nuovo in carcere.

38. Lo sciame umano (Mark W. Moffett, 2018)

39. L’umiliazione (Philip Roth, 2009)
Un attore americano sessantacinquenne non riesce più a recitare: viene lasciato dalla moglie e si fa ricoverare in una clinica psichiatrica. Un giorno una quarantenne lesbica figlia di amici va a trovarlo a casa e scopano assieme. La tizia forse smette di essere lesbica, si mette con lui, si fa comprare abiti costosissimi, acquisisce femminilità, fanno una cosa a tre; intanto l’ex amante di lei li perseguita entrambi. Alla fine la tizia lo lascia per una ragazza e lui si ammazza in soffitta.

40. Manuale di autodistruzione (Marian Donner, 2019)
Una giornalista olandese quarantenne che lavora come centralinista per escort odia la vita borghese, i manuali di autoaiuto e il miglioramento personale ed è convinta che viviamo in una dittatura del positivo in cui tutti dobbiamo apparire smaglianti, in realtà solo per accettare meglio la sottomissione al sistema. Reclama il diritto a bere, puzzare e ballare e accumula brutte figure con gli amici ma per fortuna l’indomani dimentica tutto. Alla fine fa un figlio e smette di passare notti brave.

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