Asocial A social retreat

«Scrivere, e anche leggere, era diventato un dovere odioso, e queste, considerato il misero stipendio che se ne ricava, sono cose che ha senso fare soltanto se ci si diverte» (Jonathan Franzen, Come stare soli)

I. Da quasi quattro anni ho quasi smesso di leggere (e scrivere). Prima sono stati i postumi dell’estate 2012 – l’ultima spensierata, cioè intellettuale & incosciente. Poi i conati di cambiar vita e andare a vivere in campagna. Infine, ma non per importanza, l’arrivo dello smartphone tra le mie mani: era il febbraio del 2013, e toccavo per l’ultima volta Infinite Jest. Il mese dopo l’avrei messo in una scatola di cartone, ironicamente nel garage di colui che mi procacciò quel telefono.

II. Ho appena trascorso dieci giorni di ritiro social, senza Facebook né Gmail – le due schede sempre aperte nel browser, le due app sempre attive nello smartphone. Dieci giorni di riposo, di disintossicazione – e ora, alla sola idea di tornare ad avvelenarmi, mi sento male. Non sono (più?) un tipo assiduamente comunicatore e ricettore, cionondimeno ho accumulato 42 email (il numero giusto), 72 notifiche e 4 messaggi. Oltre cento assillanti richieste di attenzione – 118: chiamatelo!

III. C’è sempre qualche attività su internet che prima o poi diventa una compulsione. Prima sono venuti i forum (qualcuno dei lettori qui ricorderà…). Poi Google Reader e gli articoli e i commenti di molteplici blog. Dopo, le news online. Adesso s’era aperto il periodo di Facebook, lentamente ma insidiosamente. Tutte attività accomunate dal fatto di essere aggiornate continuamente, incessantemente; soprattutto, dal fatto di essere aggiornate da altri, per noi.

IV. Credo che la dimensione social venga da qui: c’è come un dovere sociale di rispondere, replicare, reagire; almeno un like, che poi è l’equivalente del sorriso di circostanza, spesso. E non c’è più la possibilità offerta dal campanello prima e dallo squillo di telefono poi, il lusso di non concedersi: ormai chi ti contatta sa, e tu sai che lui sa, e lui sa che tu sai che lui sa che tu hai letto, hai visto, hai visualizzato e dunque dovrai rispondere, pena la riprova sociale.

spunteblu

V. Un decennio intero a criticare chi perdeva tempo alla tv – gli zombie. Senza accorgerci che noi non avevamo affatto abbandonato la dinamica di fruizione televisiva, tutt’altro: la soppiantavamo con quel che ci dava la tecnologia al momento. Unendola al pettegolezzo: siamo passati dal Grande Fratello (cortile prima che televisivo) a Facebook senza soluzione di continuità. Alla fine sopraggiunse anche la miopia (il contrario di tele-visione): non capimmo più cosa stesse accadendo lontano, cosa vicino, cosa agli altri e cosa a noi.

Questa voce è stata pubblicata in diario, sommari e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.