Trentasette Considerazioni del 37° genetliaco

Parecchi anni or sono, con Alfredo si ragionava dei trentasette anni, età emblematica per i pittori – Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Raffaello e Parmigianino morirono a quell’età, Modigliani e Caravaggio giù di lì (e se estendiamo alle altre arti, ricordiamo pure Rimbaud, Mozart, Byron e Majakovskij…). Più che altro i nostri ego da sedicenni si gasavano: a trentasette anni ci immaginavamo sì morti, ma dopo una gloriosa carriera artistica. Invece ci sono arrivato vivo, ma disilluso, non famoso e stanco. Cos’è successo?

È successo che ho smesso di fare il fricchettone e sono diventato padre, certo. È successo che ho capito definitivamente – forse anche con i nudge di Raffaele A. Ventura – di essere un fottuto Millennial, e di avere tutti i difetti (specialmente!), le molte sfighe e i pochi pregi della mia generazione disagiata. Insomma, in parte è colpa nostra (troppe aspettative!), in parte dei nostri genitori (troppi elogi!) e in parte delle circostanze non volute e non decise da noi (troppo sfruttamento!). E queste ultime non è facile cambiarle, nemmeno con la politica.

A proposito. Qualche tempo addietro avevo smesso di seguire i notiziari, nonché tutti i siti e blog che avevo nel feed reader. Parimenti non aprii più Facebook. Stetti bene: la politica terrestre e passeggera non entrava più nella mia vita. Poi, un po’ per necessità un po’ per socialità – «vediamo che dice Tizio, vediamo cosa combina Caio» – ripresi ad aprire Facebook. Purtroppo, se dapprima Tizio e Caio erano quei pochi amici di cui ancora mi fregava qualcosa, presto divennero Salvini e Di Maio. Preferivo le vostre foto coi vostri fottuti piatti e bicchieri pieni!

(Di conseguenza, mi spiace per i vari amici, parenti e conoscenti che comunque reputo intelligenti, ma da oggi nasconderò – dapprima in pausa per un mese, poi per sempre – chiunque mi faccia apparire barbose facce di cazzo su Facebook, o chi nomina, commenta e critica tutti i peli del Papa, che sia esso Matteo (soprattutto!) o Luigi o chicchessia. Di papi ne avremo sempre ed essi continueranno a fare il loro fascistissimo lavoro, anche se indossano la maschera bonaria da Francesco Primo, da fratello di Montalbano o da Gretina – poverina…).

Rifugiamoci nei libri. Invero non molti nuovi, rispetto a un anno fa – i lavori edili sfiancano il corpo e sfilacciano la mente lettrice. Ho continuato con Malaparte, Jong e Carrère – tre persone, tre personaggi, tutti proustiani –, poi c’è stato l’immenso Le benevole di Littell – un’opera, prima che un libro di uno scrittore! – e ora sto riscoprendo Philip Roth – era ora. Alla fine i libri dicono quasi tutti la stessa cosa: che la vita è dolorosa, indaffarata, spesso breve e mai giusta. Gli altri libri servono solo a strapparci un fugace sorriso – ma a quel punto infinitamente meglio un episodio di Rick & Morty.

Per tutto il resto c’è la solita musica. Ringrazio ancora quegli stolidi – Alessandro, Manuele, Mattia – che si sono accollati di sopportare le mie distorsioni, i miei volumi e le mie cacofonie. Ringrazio gli amici che si sono defilati, quelli che sono rimasti e quelli che sono (ri)entrati nel mio tempo. Ringrazio soprattutto la famiglia che mi supporta: Simona che tollera la scrivania perennemente ingombra di materiale da saldare, Ulisse che testa accuratamente i miei pedali – entrambi rendendo la mia misera vita più divertente e più divergente. E infine ringrazio me stesso, il mio impegno e la mia volontà (sic!).

Ok: perché tanto pessimismo? Porco Zeus, è il primo compleanno della mia vita che passo sotto la pioggia! E l’umore, specie quello di un siciliano, è altamente influenzato dal clima. Diciamo dunque che è colpa della carenza di vitamina D. Tutto, pur di non addossarmi io la colpa!

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