Introduzione alle teorie dell’evoluzione

Un atteggiamento evoluzionistico è presente, almeno in nuce, fin dagli albori del pensiero umano, come dimostra la seguente testimonianza di Anassimandro, il primo filosofo di cui ci sia giunto qualcosa di scritto e il secondo in assoluto nella tradizione della nostra storia della filosofia occidentale:

« Per Anassimandro, nell’umido si sarebbero generati i primi animali, contornati da “cortecce” spinose, e con l’avanzare dell’età sarebbero progressivamente scesi su più secche rive, e mentre si rompeva all’intorno la loro “corteccia”, avrebbero continuato a vivere per poco tempo. – Anassimandro di Mileto si sarebbe convinto che dall’acqua e dalla terra riscaldate fossero sorti o pesci o animali similissimi ai pesci; in essi sarebbero cresciuti gli uomini e come feti vi si sarebbero trattenuti fino alla pubertà; allora infine, scoppiati quelli, uomini e donne che già potevano alimentarsi da sé sarebbero venuti fuori » (DK12 A30, in Lami 1991, pp. 137-139).

Non dovette sembrare innaturale, infatti, interpretare il ritrovamento di reperti fossili, non assimilabili a nessun animale noto, come vestigia di un antico passato da cui si generò l’essere umano κατά την του χρονου ταξιν, « secondo la disposizione del tempo » (DK12 B1, in Lami 1991, p. 139). Inoltre la concezione della generazione della vita animale εν υγρωι, “nell’umido”, è per molti versi simile all’odierna teoria dell’abiogenesi, ovvero la nascita della vita nel cosiddetto “brodo primordiale”. Tuttavia mi piace citare il filosofo ionico unicamente come una mera curiosità filosofica e culturale, pur rimanendo notevole il suo approccio naturalistico ai problemi della vita; concordando con Dennett è soltanto con Darwin che ha inizio il vero pensiero evoluzionistico scientifico, con solide basi razionali ed empiriche: « è questa l’idea grandiosa di Darwin: non l’idea di evoluzione, ma l’idea di evoluzione per selezione naturale » (Dennett 1995, p. 50).

Anassimandro
Anche il titolo di questo post introduttivo potrebbe fuorviare. In realtà « oggi non esiste scienziato che contesti il nocciolo fondamentale del darwinismo contemporaneo, la teoria della riproduzione e dell’evoluzione basata sul DNA » (Dennett 1995, p. 23): le controversie riguardano i dettagli dei meccanismi evolutivi, piuttosto che il cuore della teoria dell’evoluzione per “selezione naturale”1. Tuttavia parlare al plurale di “teorie dell’evoluzione” può essere utile per meglio focalizzare le divergenze che esistono attualmente tra le concezioni di diversi scienziati di varia formazione.
Nei prossimi interventi tratteggerò le concezioni basilari di alcuni dei protagonisti dell’evoluzionismo moderno, partendo da Darwin, passando per le idee generali della “Sintesi” neodarwiniana e soffermandomi infine brevemente sul panorama contemporaneo nel quale Dennett si inserisce prepotentemente, con particolare attenzione alla nota disputa “Dawkins vs Gould”.

Riferimenti bibliografici:
DENNETT, D.C. (1995), L’idea pericolosa di Darwin, Bollati Boringhieri, Torino 1997.
LAMI, A. (a cura di) (1991), I Presocratici, BUR, Milano 2000.
PIEVANI, T. (2005), Introduzione alla filosofia della biologia, Laterza, Roma-Bari 2005.

  1. Anche Telmo Pievani ci ammonisce sull’utilizzo di tale formula: « Anche se può capitare di leggere questa espressione, non esistono “teorie dell’evoluzione” al plurale. La teoria dell’evoluzione possiede un corpus teorico piuttosto coerente, pur con molte questioni aperte e con accese controversie al proprio interno, come è normale che accada in ogni programma di ricerca che abbia capacità euristica e che accetti l’evidenza empirica come vincolo » (Pievani 2005, p. 3). []
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