Il papa progressista

Un intervento a mio avviso colpevolmente ignorato ma assai interessante è quello di Biuso sul progressismo di Benedetto XVI. Le letture non sono mancate; i commenti colpevolmente sì. E immagino i nasi storcentesi alla lettura di poche parole invise ai credenti, incomprensibili ai laici: papa Ratzinger “progressista e accomodante”? Fatemi capire: stiamo assistendo ad una palese (e penosa) recrudescenza del cattolicesimo, e qualcuno osa parlare di un papa moderno e debole? Niente di contraddittorio in ciò. Forse è il gran riflusso neocattolico stesso ad essere contraddittorio: formale e vuoto, sempre pronto a scandalizzarsi ma profondamente compromesso. Forse è che una religione che perde adesioni (convinte e sentite, ma soprattutto ragionate) è una religione che cerca consensi – o impone facili obbedienze. Fatto sta che dopo il papa definito dall’anonimo autore del libello Contro Ratzinger il più grande attore del Novecento, abbiamo un papa arcigno e ben poco fotogenico ma non meno mediatico, anzi: ormai assodate e onnipresenti le rubriche aperte sui peli del papa (non c’è più Angelus senza telecamere, ma è ancor più tristemente pacifico che non vi sia esternazione ratzingeriana, anche la più irriflessa, senza vasta – mondiale! – risonanza mediatica).

Benedetto XVI

Il papa che ha pubblicato il nuovo Catechismo e persino il Compendio – quello ufficiale, leggibile (questo sì) da tutti e raccomandato ad ogni cattolico e non –, il papa che s’è affrettato a sfornare il suo ultimo successo editoriale atto a sostituire il codice di Dan Brown e l’inchiesta di Corrado Augias, il papa onnipresente e molto potente, il papa visto come inflessibile ed impietoso difensore dei valori cattolici, in realtà è un papa penosamente blando, nonostante le apparenze. Questa la mia opinione, questa quella di Biuso, il quale tuttavia aveva maggiormente a cuore il fatto che l’inflessibilità del nostro caro Joseph avrebbe potuto far allontanare molti credenti o presunti tali dall’alveo della Chiesa Cattolica: del resto, un ateo/agnostico/laico resta tale con qualsiasi papa (al massimo può più prontamente propendere per lo sbattezzo…), mentre un credente cattolico non può prescindere da questa figura fondamentale per la sua religione, questo vicario di Cristo in terra del quale a cuor leggero oramai si osa dire: «preferivo l’altro…» (come se già ciò non fosse eresia, o eterodossia, o quantomeno mancanza di rispetto per il proprio capo… spirituale!). La cosa che rode agli utopici sognanti un mondo senza religione (nel nostro caso la cattolica, ma per le monoteistiche oserei dire che una vale l’altra…) è che un papa coerente e mediale – un papa vero, non “vacante” – avrebbe dovuto efficacemente richiamare l’attenzione dei cattolici sul loro esser cattolici: sulla loro ortodossia, in poche parole. Senza compromessi, senza dialoghi pretestuosi, ma soprattutto senza chiudere uno o entrambi gli occhi (perché capisco il perdono, ma il peccato è peccato, e se perseverato nel tempo è addirittura diabolico…). Perché la cosa veramente grave è che la gente si ritiene cattolica senza pensarci due volte: e qualora qualcuno metta in dubbio l’onestà di una simile “sedicenza” la suddetta gente si infervora, viene letteralmente presa dal demonio (iddio lo scacci!), e inizia persino a prendere le difese della propria bistrattata religione (o più spesso del proprio credo, confondendolo a torto con la religione in cui credono di credere) della quale normalmente notoriamente se ne sbatte grandemente: e attacca, incalza incazzata… almeno finché non viene messa di fronte ai propri peccati, alle proprie eresie, alla propria non-cattolicità. Perché non si può essere cattolici a metà: o lo si è del tutto, accettando qualunque fesseria “federia” (escludendo quelle 3-4 non ancora dogmatizzate, vedi il limbo appena… spazzato via!), o non lo si è: punto. (È molto semplice ma lo ribadisco: non sei cattolico se non obbedisci al papa – e men che meno se lo contesti! –, e non lo sei nemmeno se ti allontani dai dogmi della tua adorata religione cattolica per modellarti un credo su misura che ti calzi a pennello venendo incontro alle tue necessità più triviali.) E lì la gente – i cristiani, che quaggiù è sinonimo di gente, persone, umani, prima ancora che credenti in Cristo o più confusamente cattolici; i cristiani, che non sono tali se non credono alla resurrezione di Gesù, come insegna Paolo – comincia a balbettare o ad arrossire. Il perché è presto detto: perché la gente conosce a malapena i comandamenti e comunque li segue vagamente e comodamente: la gente si fa altri dei e semidei, soprattutto in terra; la gente bestemmia o quanto meno ha oddio e ommioddio sempre in bocca; la gente attende le feste per shopping e cenoni e megapranzi e dimentica di dover confessarsi almeno a pasqua; la gente strafotte i genitori ed è già una gran cosa se li sbatte all’ospizio; la gente a volte uccide ma continuamente mortifica, nullifica, annulla, offende e minimizza l’altro; la gente fotte prima del matrimonio dopo molti anni passati a toccarsi impudicamente, e poi comunque convive consumando lietamente e se si sposa si dà all’adulterio; la gente se non ruba frega e comunque si vanta della propria furberia; la gente mente, inventa falsità e tace verità; la gente maschia desidera le donne altrui, specie le bone che giammai saranno sue; la gente di conseguenza brama le cose e i soldi – che valgono più di qualsiasi dio – degli altri e indulge in continue invidie. Questo è umano, troppo umano – e sarebbe già abbastanza per rendere anticristiano ciascuno di noi (inutile ricordare, a chi oserebbe contestarmi, che “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, come forse disse un qualche rabbino rivoluzionario…). Ma la gente, oltre alla pratica, disconosce soprattutto la grammatica: ha smesso di credere nella propria futura resurrezione e men che meno nella vita eterna (o non terrebbe così a questa sporca vitaccia di passaggio); non ritiene che il papa, chiunque esso sia, sia infallibile (e semmai si tura le orecchie); pensa che Gesù abbia avuto amanti e forse, coerentemente con quanto vogliono per noi tutti i membri vaticani, avrà pure tenuto famiglia; disconosce l’esistenza dei peccati mortali (ma tanto già non credeva nell’aldilà, o pensa che un dio buono ci manderà tutti in paradiso, nonostante il fatto che un dio giusto getterà i cattivi all’inferno – ma tanto noi siamo comunque i buoni…); crede nella reincarnazione e indulge in superstizioni; se ama dio spesso a dir poco trascura il prossimo; la gente, insomma, è veramente molto poco cattolica. Ratzinger, di’ qualcosa! Reagisci, di’ qualcosa!

Ratzinger

Perché poi, in realtà, il papa potrebbe pure richiamare l’attenzione dei suoi fedeli su determinati argomenti, ma… riuscirebbe veramente a convincerli o a dissuaderli? No, perché la gente obbedisce prima alle proprie necessità (impulsi e convinzioni) che al pontefice. Ecco l’altro punto focale del discorso di Biuso: Benedetto XVI, con le sue condanne (e quelle deboli psicopatologicamente antisessuali e quelle forti mai scagliate per timore di perdere eccessivi fedeli…), avrebbe dimostrato la “dimensione profondamente contronatura della Grande Chiesa”. Ma sulla natura di questo problema e soprattutto sulla natura umana dovrò dedicare un prossimo intervento.

P.S.: consigliasi la lettura di Babbo Natale, Gesù adulto. In cosa crede chi crede? di Ferraris e di Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) di Odifreddi (o almeno leggasi subito una loro discussione). Inoltre, per purgarsi dai precetti cattolici, si visioni con fervore l’Anticatechismo

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