Lavoro: Eccomi.
Filosofo: M’inquieti.
Lavoro: Anche quando sono assente?
Filosofo: No, quando manchi fai preoccupare gli altri.
Lavoro: E te no?
Filosofo: No, non sono pre-occupato. Né mi sento dis-occupato. Al massimo sono diversamente occupato, per usare un’espressione tanto politically correct (ma mai, come in questo caso, realmente azzeccata).
Lavoro: Uh, bella storia. E di cos’è che ti occuperesti “diversamente”?
Filosofo: Di ciò che la massa non vuole – né potrebbe – fare.
Lavoro: Ovvero?
Filosofo: Studiare.
Lavoro: In concreto?
Filosofo: Leggere le parole di chi mi ha preceduto e mi ha ceduto sapere.
Lavoro: E ciò paga?
Filosofo: Ap-paga moltissimo.
Lavoro: Fa mangiare?
Filosofo: Certo, è cibo per lo spirito – pure pere mentali, il sa-pere.
Lavoro (perplesso): Certo, certo. E la pancia?
Filosofo: Cresce.
Lavoro (rimbrottando): Sii serio! Come fai a mangiare?
Filosofo: Toh, hai ragione: ho un certo languorino proprio adesso. Vado a mettere in pentola degli spaghetti – ne ho ancora diversi pacchi in dispensa.
Lavoro: E quando finiranno?
Filosofo: Ne prenderò degli altri.
Lavoro: E come li pagherai?
Filosofo: …
Lavoro: Più che “prenderli” dovrai comprarli. Così funziona.
Filosofo: Così pare.
Lavoro: Hai soldi?
Filosofo: Tanti quanti i pacchi di pasta nella credenza.
Lavoro: Quindi finiranno presto.
Filosofo: Ne avrò degli altri.
Lavoro: E da dove li prenderai?
Filosofo: Cadranno dal cielo. Gli dei saranno misericordiosi.
Lavoro: Ti piace scherzare, vedo.
Filosofo: No: mi piace schivare la schifosa realtà.
Lavoro: Il fatto che chi non lavora non fa l’amore (e nemmeno mangia).
Filosofo: Esatto.
Lavoro: Ora qua funziona così.
Filosofo: Tempo e Spazio infausti.
Lavoro: Che vuoi farci: dormici sopra.
Filosofo: Nel perenne sonno della candida pace.
Lavoro: Ma negli attimi in cui sarai desto dovrai pur nutrire il tuo corpo.
Filosofo: Corpo e anima sono…
Lavoro (paonazzo): SMETTILA!
Filosofo: Ci proverò.
Lavoro: Dunque vedi, se vuoi continuare a studiare devi mangiare, e per mangiare devi lavorare.
Filosofo: Proprietà transitiva: A implica B e B implica C, quindi A implica C.
Lavoro: Più o meno. Hai mai pensato a lavorare?
Filosofo: Per me lo studio è lavoro.
Lavoro: Per me invece non può esistere lavoro (che poi sarei io) che non paga. Se non paga è hobby, è volontariato, è perdita di tempo insomma.
Filosofo: Per te; non per me. È Tempo di Studiare – di Studiare il Tempo.
Lavoro (sbigottito): Beh, cazzi tuoi. Sei tu che dovresti mangiare. Me ne vado.
Filosofo: Aspetta!
Lavoro: Che vuoi?
Filosofo: Voglio dirti ciò che penso di te.
Lavoro: Spara.
Filosofo: Sei solo un inganno imposto dalla società per imbonirci. Sei una droga propinataci dalla casta dei cleptocrati. Sei uno stupido e detestabile obbligo. Non si capisce perché l’uomo dovrebbe dedicare un terzo del proprio dì (togliendo il sonno, oltre mezza giornata) a svolgere attività che detesta. Sì, secondo me sei solo una gabbia per evitarci di delinquere.
Lavoro: Ti sembra poco? Senza di me vi mangereste letteralmente l’un l’altro, non avendo di che mangiare.
Filosofo: Beh, non dico che la tua esistenza non sia giusta – ma è ingiusta per i filosofi.
Lavoro: Nel senso che voi non… delinquereste?
Filosofo: Anche. Noi impiegheremmo il nostro tempo per pensare, non per agire – e dunque tormentare l’altro. Anzi, probabilmente i nostri pensieri saranno piuttosto causa di felicità per l’altro.
Lavoro: Sì, specie se metti in testa agli altri che non devono lavorare.
Filosofo: No! Solo i filosofi non devono “lavorare” – e nel senso in cui lo intendi tu, di attività pagata, e nel senso in cui lo intendo io, di attività coatta.
Lavoro: Quindi vorresti svolgere il tuo “lavoro” senza venire pagato?
Filosofo: Ehm. Beh, mi basterebbe avere di che mangiare. So limitare i miei bisogni e imbrigliare i desideri – tranne quello di sapere. Del resto sono Amante del Sapere, non lo sapevi?
Lavoro (grigio in volto): Senti, guarda un po’. Cerca di venire a patti con la realtà (anzi, con la Realtà, se lo preferisci). Tu mi vedi come una tortura, una cosa spiacevole e obbligatoria. Invece…
Filosofo (interrompendo): Perché, non è così?
Lavoro (cominciando a spazientirsi): Beh, forse per alcuni. Fatto sta che qualcosa devi pur farla.
Filosofo: Imperativo categorico?
Lavoro: Eh?
Filosofo: Devo incondizionatamente, per puro senso del dovere?
Lavoro: Beh, no. Vedi, per quanto mi riguarda potresti anche non lavorare, ma così facendo non mangeresti, come abbiamo detto, e dunque non potresti studiare.
Filosofo: Raggiungerei la Bianca Pace della Morte…
Lavoro (esterrefatto): Suppongo di sì. Ma volevi innanzitutto studiare e amare il sapere, giusto?
Filosofo: Credo. Comunque, imperativo ipotetico.
Lavoro: Come dici tu. Dicevo, cerca di fare in modo che questa “attività coatta” non sia troppo spiacevole, e che al contempo paghi.
Filosofo: Pagare e ap-pagare. È possibile conciliarli?
Lavoro: Guarda. Domani ti porterò alcuni Mestieri.
Filosofo: Appuntamento domani alla stessa ora, all-ora?
Lavoro (un poco risollevato): Se vuoi.
Filosofo: Così sia.
Lavoro (congedandosi): Vedi di non dimenticarlo!
Davide Tomasello